Quale motivazione ci spinge a fare ciò che facciamo? Può un trauma subito da bambini influenzarci a distanza di anni senza che ce ne rendiamo conto? Queste due domande rappresentano i due temi centrali attorno ai quali ruota la storia di A shoulder to cry on.
A shoulder to cry on è un manhwa sud coreano scritto ed illustrato dall’artista Dongmul, si tratta di un webtoon di genere Shounen ai bl che conta 30 capitoli uscito nel 2020.
Nel 2023 ne è stato tratto un adattamento live-action diretto da Song Soo-lim con Kim Jae-han e Shin Ye-chan nel ruolo dei due protagonisti rispettivamente Lee Daeyol e Cho Taehyun disponibile sulla piattaforma Viki.
LA TRAMA
Daeyol sente due ragazzi parlare nell’infermeria e accidentalmente fa cadere le tende. Quando l’infermiera ritorna in ufficio, il diabolicamente affascinante Taehyun le racconta che Daeyol ha cercato di molestarlo. Prima che Daeyol possa correggere l’equivoco, la notizia fa il giro della scuola e mette a rischio la sua borsa di studio per il tiro con l’arco. A peggiorare le cose c’è il fatto che Taehyun non sembra provare alcun rimorso per quanto accaduto e spudoratamente inizia a girare intorno a Daeyol. Non passerà molto prima che i due inizino a percorre la sottile linea tra amore e odio.
MOTIVAZIONE E TRAUMA
Come anticipato nell’introduzione dell’articolo, due dei temi principali affrontati in A shoulder to cry on sono la motivazione e il trauma. Questi non sono temi semplici da trattare, al contrario riguardano dinamiche complesse come le emozioni, i sentimenti, l’interiorità che sono difficili da spiegare a parole e ancor più difficili da capire. Si tratta di temi ai quali discipline come la psicologia, la sociologia e la filosofia hanno dedicato e dedicano ancora oggi molti studi.
Questi due temi sono incarnati dai due protagonisti principali Lee Daeyol e Cho Taehyun, le cui storie personali si intrecciano ed evolvono in maniera inaspettata tanto per i due personaggi quanto per i lettori. È proprio questo uno degli aspetti particolari di questo webtoon, la storia non è quella che ci si aspetterebbe da un semplice shonen ai, quindi una storia d’amore tra due persone. No, la storia raccontata in A shoulder to cry on è molto più profonda di quanto possa sembrare e i suoi personaggi sono molto più complessi. Con le loro storie spingono a riflettere e lanciano delicati messaggi a chi legge e sa andare oltre ciò che legge.
L’obiettivo di questo articolo è dunque analizzare questi due grandi temi attraverso questo webtoon e mettere nero su bianco alcune delle riflessioni che esso spinge a fare sulla vita di tutti giorni.
PERCHE’ FACCIAMO CIO’ CHE FACCIAMO?
Perché lo sto facendo? Lo sto facendo per il motivo giusto? Forse no, allora devo continuare a farlo? Daeyol non si è mai posto domande su ciò che stava facendo fino al giorno dell’incidente in infermeria. Fino a quel momento ha vissuto la sua vita regolarmente dividendosi tra lo studio e gli allenamenti.
Taehyun lo accusa di molestie e tutto il suo mondo fatto di una routine che neanche sapeva di avere viene messo sotto sopra. Daeyol viene messo davanti alla terrorizzante prospettiva di perdere tutto quello che ha, ovvero la borsa di studio per il tiro con l’arco che lo tiene in quella scuola, ma soprattutto viene spinto a riflettere sulla sua vita e a porsi delle domande che non si era mai posto prima.
Che faccio se perdo il tiro con l’arco? Che faccio se perdo l’unica cosa che ho sempre fatto e credo di saper fare? Ma soprattutto, perché faccio tiro con l’arco? Quale motivazione mi spinge veramente? Lo sto facendo per il motivo giusto?
Quante volte ci si è chiesti perché si fa una determinata cosa, ci si è domandato cosa ci spinge a farla. La si fa per necessità? Per denaro? Perché piace? Perché è utile a qualcuno? Si cerca di rispondere alla domanda vagliando diverse opzioni di risposta ma quale è quella giusta? Cosa ci spinge a continuare a svolgere quella data attività, a fare quella determinata cosa, a fare quel determinato tipo di lavoro? Cosa c’è alla base della nostra motivazione? Questo è ciò che diversi studiosi di psicologia e non solo, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, hanno sempre cercato e cercano tutt’ora di capire.
Su una cosa sono certi, quando si deve fare qualcosa, qualunque cosa essa sia, avere la giusta motivazione è importante per portarla a termine ma soprattutto per trarne beneficio.
LO STATUS SOCIALE E L’AMBIENTE
Lo psicologo Alfred Adler, allievo del conosciuto psicanalista austriaco Sigmund Freud sosteneva ad esempio che alla base della motivazione ci fosse un senso di inferiorità che spinge verso la perfezione. La sua teoria è innovativa rispetto a quella del suo maestro perché amplia il concetto di motivazione che non deriva più solo dal passato dell’individuo e dall’inconscio ma anche dalla posizione sociale e dall’ambiente circostante. Ovvero, la motivazione non è solo un fatto interiore all’individuo ma deriva anche da fattori esterni.
Prendendo in esame Daeyol, la sua posizione sociale è quella di studente con una borsa di studio. Certamente la sua posizione sociale influenza la sua motivazione a praticare tiro con l’arco, senza la borsa di studio sarebbe costretto a cambiare scuola all’ultimo anno. A ciò si aggiunge il peso delle aspettative di genitori, compagni di squadra e istruttori derivante dalla sua abilità in quella disciplina.
PAURE E BISOGNI
Daeyol è un arciere abile. Si è sempre allenato duramente ogni giorno per riuscire ad ottenere il massimo del punteggio, per riuscire a centrare sempre il bersaglio ma, nonostante l’impegno, non è mai riuscito ad ottenere i risultati sperati. Perché? Per rispondere il giovane arciere ha dovuto riflettere sui motivi per cui praticava quello sport.
Come afferma lui stesso nel capitolo 16:
“L’ho sempre ignorato fino a questo momento. Non sono mai stato contento dei miei risultati, ‘ce l’ho fatta’ è tutto ciò che ho mai detto. Ad un certo punto, ho iniziato ad avere la sensazione che il bersaglio mi fissasse. Ero sollevato quando facevo bene, ero spaventato quando non lo facevo. Mi sentivo terrorizzato all’idea di restare indietro. Era come se la mia intera vita dipendesse dal bersaglio, non c’era nient’altro perché ero stato privato di tutto. Ciò che avevo imparato in 10 anni di pratica è che 10 significava sicurezza e che il resto avrebbe potuto uccidermi”.
Le sue parole evidenziano innanzitutto una forte paura del fallimento. Lo psicologo statunitense David McClelland vedeva nella paura del fallimento lo specchio del bisogno di successo (o della riuscita) che era per lui una delle motivazioni fondamentali dell’agire dell’individuo. Secondo lui, la motivazione (in campo manageriale per lo meno) si basa su tre bisogni: il bisogno di successo, di appartenenza e il bisogno di potere.
Daeyol non ha mai praticato tiro con l’arco e non ha mai voluto raggiungere il punteggio massimo perché aveva bisogno di sentirsi parte di una squadra o perché aveva bisogno di esercitare controllo e potere ma per paura di fallire.
Per lui centrare il bersaglio e ottenere il punteggio massimo era diventato di vitale importanza, un motivo di sopravvivenza. La sopravvivenza rientra nella cosiddetta pulsione di vita che Freud aveva individuato come una delle motivazioni primarie istintuali che influenzano il comportamento dell’individuo.
Come afferma lui stesso, ottenere 10 lo faceva sentire al sicuro mentre ottenere un punteggio diverso lo faceva sentire in pericolo di vita. È evidente dalle sue parole che c’è anche un bisogno di sicurezza fisica ed emotiva. Il bisogno di sicurezza è uno dei bisogni che lo psicologo Abraham Maslow pone alla base del processo motivazionale degli individui.
Egli è il fautore di una delle teorie motivazionali più famose e utilizzate, la teoria della piramide dei bisogni. Secondo questa teoria la motivazione è un cammino che passa attraverso la soddisfazione di 5 livelli di bisogni: fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di stima e autorealizzazione.
Egli sosteneva che la realizzazione di sé è il fine ultimo di ogni individuo che però ha anche scopo specifico individuale. Solo identificando e perseguendo tale scopo si può raggiungere il totale appagamento. In altre parole, Maslow affermava che ognuno ha del potenziale e deve fare ciò che gli permette di realizzarlo. Altrimenti, benché tutti i bisogni siano soddisfatti, si è irrequieti e insoddisfatti.
Quindi secondo Maslow, Daeyol con il tiro con l’arco non stava esprimendo il suo potenziale. Stava soddisfacendo un bisogno che si pone appena alla base del percorso di autorealizzazione. Da ciò deriverebbe la sua irrequietezza e la sua insoddisfazione e di conseguenza anche la scarsità dei risultati.
PASSIONE E MONDO IDEALE
Il personaggio di Lee Daeyol in A shoulder to cry on fa riflettere su quanto sia importante avere la giusta motivazione quando si fa qualcosa, che sia un lavoro, uno sport o una qualunque altra attività. Non si può fare qualcosa solo per soddisfare un bisogno fisiologico (benché sia importante) come mangiare o bere, oppure solo perché ce lo impone lo status sociale. Soprattutto non si può fare qualcosa solo perché sia ha paura di fallire o perché si crede di non saper fare nient’altro. Come afferma Maslow, ne deriverebbe solo irrequietezza e insoddisfazione, c’è bisogno anche di altro. Daeyol se ne rende conto dopo essere stato battuto in una competizione da un ragazzo che non si era allenato per tre anni e dopo aver parlato con la sua istruttrice.
La sua insegnante di tiro con l’arco gli dice chiaramente che vede il suo impegno ma non la sua passione.
Per passione si intende un reale interesse per ciò che si fa, un’inclinazione che coinvolga fisicamente ma anche e soprattutto emotivamente in senso positivo. In poche parole, quello che facciamo deve piacere, anche il minimo. Altrimenti non ha senso farlo, non si ottengono risultati oggettivi né benefici soggettivi.
Certo sarebbe bello poter fare sempre e comunque quello che piace ma è pur vero che bisogna fare i conti con la realtà e con la società in cui si vive. In un mondo ideale tutti farebbero solo ciò che amano ma nel mondo reale bisogna essere consapevoli che non sempre si può fare.
Il mondo e la società in cui viviamo vanno veloce, la vita scorre ad un ritmo serrato, non c’è mai abbastanza tempo. Per questo, come è accaduto a Daeyol, non ci si rende conto di cosa si stia facendo finché qualcosa non scuote la routine in cui siamo inconsapevolmente intrappolati e ci spinge a fermarci, a riflettere, a domandarci dove stiamo andando, che cosa stiamo facendo delle nostre vite e se siamo veramente felici.
Freud sosteneva che la ragione di fondo dell’infelicità umana risiede nel fatto che l’uomo è chiamato a scambiare parte delle sue possibilità di essere felice con quel po’ di stabilità che l’ordine sociale gli garantisce. In altre parole, la società gli impone di scegliere tra la possibilità di essere felici e una parvenza di stabilità che raramente coincide con la felicità e la tranquillità.
Da questo punto di vista, sono significative le parole che il padre di Daeyol rivolge al figlio quando questi gli comunica la sua decisione di voler lasciare il club di tiro con l’arco:
“Ti aspetti di andare avanti nella vita facendo solo quello che vuoi? […] Daeyol. Ascolta tuo padre. Non mi piace… quello che faccio. Non c’è assolutamente niente di divertente in quello che faccio. Ma sai perché continuo a farlo? Perché sono spaventato. Ecco perché. Lo faccio solo per sopravvivere. Per andare avanti. Capisci quello che ti sto dicendo? Sarà lo stesso qualunque cammino tu scelga di intraprendere. Pensi che sarà diverso?”.
Come affermava Darwin, la vita è una lotta per la sopravvivenza e solo il più forte sopravvive. Bisogna scendere a compromessi per andare avanti, è triste dirlo ma la felicità è un lusso, questo è il senso del discorso del padre di Daeyol.
SIAMO CIO’ CHE VIVIAMO DA BAMBINI
Una delle domande di apertura dell’articolo era: Può un trauma subito da bambini influenzarci a distanza di anni senza che ce ne rendiamo conto? Volendo generalizzare: Può un evento di particolare impatto emotivo negativo avvenuto nell’infanzia influenzare l’individuo una volta adulto?
La psicologia risponde di sì e in A shoulder to cry on Taehyun con la sua storia personale lo dimostra chiaramente. Il trauma è l’altro grande tema affrontato in questo webtoon.
Ma che cosa si intende per trauma? In psicologia, per trauma si intende un’alterazione dello stato psichico dell’individuo dovuto alla sua incapacità di reagire ad eventi sconvolgenti. Nel 1925, Freud definiva come trauma ““eventi in grado di provocare un’eccitazione psichica tale da superare la capacità del soggetto di sostenerla o elaborarla”.
Cosa causa un trauma? Le Ricerche hanno dimostrato che un trauma può essere causato tanto da un singolo evento o esperienza con un alto impatto negativo che da singoli episodi ripetuti nel tempo.
Un evento traumatico può avvenire a qualsiasi età ma sono di particolare interesse quelli che avvengono nell’infanzia e nella cosiddetta età evolutiva. Per età evolutiva si intende quel periodo della vita dell’individuo caratterizzato dall’evoluzione dei processi e delle funzioni senso-percettive, intellettive, affettive e sociali. In altre parole, è quel periodo della vita in cui l’individuo impara a relazionarsi, a ragionare e a reagire agli stimoli interni ed esterni. Si tratta di una fase delicata in cui l’individuo è più sensibile a ciò che lo circonda ed è più influenzabile.
Un evento particolarmente sconvolgente può alterare questo processo evolutivo e avere importanti conseguenze nella vita futura dell’individuo.
Teahyun ne è un esempio, ha subito un grosso trauma quando aveva 6 anni che lo ha condizionato inconsciamente per tutta la vita. L’incontro con Daeyol e la sua conoscenza risvegliano in lui il trauma subito e le annesse emozioni represse che lo sconvolgono a tal punto da portarlo a farsi male pur di cercare di soffocarle.
MECCANISMI DI DIFESA
Taehyun è stato adottato quando aveva 6 anni da una giovane coppia che, non viene detto chiaramente ma si intuisce, non riusciva ad avere figli. La mamma rimane incinta e il piccolo teme che quando il bambino nascerà lui sarà riportato indietro.
Una sera, il piccolo Taehyun confida i suoi sentimenti alla giovane zia e afferma che spera che il fratellino non nasca mai. Certamente il bambino non ha detto una cosa carina ma non c’è cattiveria nelle sue parole. C’è solo paura, paura di essere abbandonato e cacciato via. La zia lo rimprovera e lo schiaffeggia, Taehyun scappa via. La mamma va a cercarlo e sfortunatamente finisce vittima di un incidente che le fa perdere il bambino. Da quel momento in poi, il mondo di Taehyun è stravolto, la madre adottiva dice di odiarlo e dopo un paio di anni si suicida. La zia e la nonna lo reputano responsabile dell’accaduto e non fanno che ricordarglielo per tutti gli anni a seguire.
Da quegli eventi in poi, Taehyun adotta dei meccanismi di difesa inconsci ma soprattutto uno stile di comportamento particolare.
Secondo Freud il trauma consiste in un’alterazione dell’Io che non essendo in grado di gestire l’evento traumatico adotta dei meccanismi di difesa. Alcuni meccanismi di difesa possono essere la chiusura emotiva, l’autolesionismo, la rimozione, la nevrosi, le fobie e ce ne sono molti altri.
Nel caso di Taehyun, il trauma subito da piccolo lo ha portato a proteggersi attraverso in primis la repressione dei ricordi e soprattutto dei sentimenti e delle emozioni legati all’evento traumatico. In particolare, quando aveva 9 anni gli è caduto un vaso in testa e dall’allora si è convinto di non provare più emozioni negative e sgradevoli.
Come afferma lui stesso nel capitolo 16:
“Quando avevo 9 anni, un vaso di fiori mi è caduto in testa… e mi ha incasinato il cervello. Da quel momento in poi, non importa quanto male trattassi gli altri… anche se li avessi uccisi…stavo bene”.
In pratica, è come se avesse usato quell’incidente come pretesto per spegnere le proprie emozioni e nascondere i propri ricordi.
Almeno fino a quando non ha incontrato Daeyol che in qualche modo, con il suo modo di fare, le ha risvegliate e li ha riportati a galla. Il ritorno dei ricordi e dei sentimenti, unito all’incontro con la zia che lo ha definito di nuovo un assassino, lo ha sopraffatto a tal punto da spingerlo per reprimerle ancora una volta a colpirsi con un vaso di fiori nella speranza che funzionasse come la prima volta.
L’autolesionismo è un altro meccanismo di difesa con cui l’individuo cerca di trasformare il dolore psicologico in dolore fisico in modo da renderlo più gestibile.
NON SI GIUDICA UN LIBRO DALLA COPERTINA
All’inizio del webtoon, Taehyun viene presentato come un ragazzo dal comportamento ambiguo. Non sembra provare alcun rimorso per il guaio in cui ha cacciato Daeyol, non sembra sincero neanche quando si scusa con lui. Appare freddo e distaccato. Nonostante sia consapevole del danno che ha causato a Daeyol non sembra affatto dispiaciuto. Gli gira intorno come se godesse nel metterlo a disagio e infastidirlo.
In pratica, il suo comportamento sembra quello di uno sociopatico ma è soltanto una facciata e Daeyol lo capisce nel capitolo 17 quando, dopo averlo soccorso dopo essersi ferito alla testa con il vaso di fiori per i motivi spiegati prima, Taehyun gli rivela la verità.
Questo passaggio è significativo, in primo luogo dimostra proprio come nulla è mai come sembra. Non si può giudicare una persona dall’apparenza come non si può giudicare un libro dalla copertina. Non è possibile sapere come è un libro senza leggerlo così come non è possibile giudicare una persona senza conoscerla. Troppo spesso si commette questo errore ma del resto in una società in cui apparire è diventato progressivamente più importante dell’essere è difficile non sbagliare.
In secondo luogo, dimostra quanto le parole siano importanti.
Intanto hanno il potere di rivelare. Taehyun racconta a Daeyol il suo passato e lo fa in un modo che colpisce l’arciere:
“Mi raccontò ciò che era successo, con calma e tranquillità. Non ero preparato per questo. All’improvviso mi sono reso conto di ciò che Taehyun stava raccontando. Era una storia di tanto tempo fa. Io non riuscivo nemmeno a ricordare quello che stavo facendo a quell’età. Ma la sua storia era dettagliata e lineare. Come una ferita aperta”.
E poi hanno il potere di cambiare le cose. Dopo aver ascoltato il racconto del compagno di scuola, per Daeyol è chiaro il motivo del suo comportamento. Stava soffrendo e il dolore lo stava facendo comportare in quel modo, lui lo aveva giudicato male.
Oltre a dirgli questo, Daeyol gli dice una cosa che lo sconvolge completamente.
LE PAROLE SONO IMPORTANTI
“Questo non significa che tu l’hai uccisa. È stato solo un incidente” sono le parole che l’arciere rivolge al compagno di classe e hanno un enorme impatto su di lui. Sono ciò che Taehyun avrebbe voluto sentirsi dire, implicano un perdono che il ragazzo ha sempre cercato e portano con sé una rivelazione.
Le parole di Daeyol non solo danno la forza a Taehyun di perdonarsi ma lo rendono consapevole del fatto che fino a quel momento lui stava soffrendo e non se ne rendeva conto. Non si era gettato alle spalle il suo passato come credeva, se lo stava trascinando dietro come un macigno e non se ne rendeva conto.
Ciò dimostra quanto sia importante la capacità di ascoltare ma ancor più di comprendere ciò che si ascolta. E quanto le parole giuste possano fare la differenza. Le parole sono importanti, possono alleviare il dolore meglio di una qualsiasi medicina ma possono anche infliggere più dolore di una qualsiasi arma.
Albus Silente dice in Harry Potter e i Doni della Morte:
“Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima e inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo”.
Per riprendere il tema del trauma, non esistono solo traumi fisici ma ci sono anche quelli psichici. Quelli dell’anima che lasciano ferite invisibili all’esterno ma sono a volte più profonde e dolorose di qualsiasi cicatrice sulla pelle. Sentirsi ripetere per anni di essere un assassino deve essere stato come ricevere una coltellata per Taehyun. Così ha cercato di proteggersi come poteva, vale a dire fuggendo dentro sé stesso senza neanche accorgersene.
Il personaggio di Taehyun in A shoulder to cry on, come il co-protagonista, fa riflettere su quanto ciò che viviamo può influenzarci anche a distanza di anni senza che ce rendiamo conto. Come basta una sola parola per cambiare tutto e farci realizzare che non stiamo bene come pensiamo. Come non si deve giudicare una persona da come appare perchè non si sa cosa essa ha vissuto e perchè si comporti così.
CONSIDERAZIONI PERSONALI E CONCLUSIONI
A shoulder to cry on è il primo webtoon che io abbia mai letto e non so se quello di cui ho discusso prima c’è veramente o sono solo io a vedere sempre troppo oltre ciò che vedo e che leggo. Questo è ciò su cui mi sono ritrovata a riflettere leggendo questa storia che ho scoperto per caso e che ho voluto mettere per iscritto in questo articolo che dovrebbe essere una recensione.
Perciò, per quanto riguarda lo stile dei disegni, è uno stile che potrebbe essere definito tagliente e limpido. Ho apprezzato molto il modo di disegnare gli occhi e le espressioni facciali dell’artista.
Per quanto riguarda la storia, arrivati a questo punto dovrebbe essere chiaro che la storia d’amore è solo un filo conduttore che intreccia due storie diverse e diversamente profonde. Le storie di due ragazzi spaventati alla ricerca di sé stessi e di letteralmente “una spalla su cui piangere”, cioè una persona che li capisca e si prenda cura di loro.
Il finale di A shoulder to cry on non è quello che ci si aspetta ma è il finale giusto per questa storia. La relazione che si instaura tra i due protagonisti è complessa tanto quanto lo sono loro. Hanno ancora molto da imparare su loro stessi e sul loro percorso.
Ad ogni modo, come detto all’inizio, è stato realizzato un adattamento live-action di questo webtoon dallo stesso titolo A shoulder to cry on disponibile su Viki che ancora non ho visto. Sarà interessante vedere come i due attori hanno interpretato questi due complicati personaggi e come la storia sia stata modificata. Vedrò le stesse cose che ho visto nella versione comic online? Lo scoprirò solo guardando il drama che conta 8 episodi e ci scriverò ancora su.
Mi piacerebbe sapere se sono l’unica a “guardare oltre ciò che vedo”, per parafrasare Rafiki de Il Re Leone, e ad aver visto questo in A shoulder to cry on. Magari qualcuno ci ha visto qualcos’altro e mi piacerebbe saperlo magari nei commenti.